SCRICCIOLO Troglodytes troglodytes (Linnaeus, 1758)

Arietein (Giglioli 1886), Uslein dal fredd, Papà d’la pizzacra (Bacchi della Lega),

Cocla (Liverani-Imola)

Pedar d’la pizzacra

Codice EURING 10660

TOTALE elementi CTR
282
58,4 %
Nidificazione certa
19
3.9 %
Nidificazione probabile
254
52,6 %
Nidificazione eventuale
9
1,9 %

CARTA

IMMAGINE

Nel territorio della Provincia di Bologna la specie è sedentaria, migratrice, svernante e nidificante; nel periodo 1995-1999 è stata stimata una popolazione nidificante di 40.000-80.000 coppie.

Frequenta una notevole varietà di ambienti, purché freschi e densamente coperti da vegetazione arborea con abbondante sottobosco. Si trova ai margini di boschi, siepi, fustaie di conifere e latifoglie, cedui, boschi igrofili e ripariali. Non frequenta le zone coltivate se non in prossimità di siepi e limiti di boschi. Anche le estensioni aperte non coltivate (pascoli, calanchi, cespuglieti radi) sono poco popolate, salvo le radure presenti all’interno di boschi. Compie spostamenti altitudinali durante l’inverno.
Durante l’indagine è risultato uno degli uccelli più comuni, presente in circa il 60% degli elementi CTR, con una distribuzione praticamente continua in tutta la fascia collinare e montana.
In pianura è poco frequente, in periodo riproduttivo evita le aree a coltivazione intensiva prive di vegetazione arbustiva e arborea che gli è necessaria, così come i giardini delle abitazioni nei quali è presente durante lo svernamento. Le poche stazioni in cui è stato trovato sono boschi igrofili o ripariali,o lembi di vegetazione spontanea, spesso in prossimità di zone umide. La distribuzione in pianura segue principalmente il corso del Reno; una seconda area ove lo Scricciolo è presente si trova intorno a Molinella, in prossimità delle zone umide e corsi d’acqua con sponde cespugliate. Nell’abitato di Bologna è stato rilevato solo a sud a ridosso delle colline; anche a Imola non è frequente in ambiente urbano.
A partire dalle prime colline lo Scricciolo si fa più abbondante. Vive in ogni tipo di bosco, ceduo o fustaia, e negli ambienti agricoli con alberature siepi e sottobosco. E’ anche una delle poche specie abbondanti in cedui a Carpino nero e nelle faggete cedue, dove in assenza di sottobosco sfrutta per la costruzione del nido le cavità delle ceppaie, mucchi di ramaglie rimaste dalle ceduazioni, radici affioranti lungo le scarpate di sentieri, cavità tra le rocce. E’ stato trovato regolarmente anche sul crinale dell’Appennino fino a 1600 m. s.l.m., ai bordi delle praterie sommitali al limite altitudinale della faggeta (Corno alle Scale, Scaffaiolo) oppure dei rimboschimenti artificiali di conifere e Pino mugo. Talvolta utilizza anche i Ginepri prostrati che colonizzano praterie di alta quota, ma sempre rimanendo in prossimità del limite del bosco.
La specie che conta una popolazione stimata di decine di migliaia di coppie, non ha fattori di rischio evidenti che possano comprometterne la conservazione. Possono avere una importanza solo locale e marginale i tagli di bosco e la distruzione di siepi in ambito agricolo di collina e montagna che in zone definite ne possono contrarre l’areale.

Mario Bonora

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