RONDONE MAGGIORE Apus melba (Linnaeus, 1758)

Rundon d’mer (Giglioli 1886), Arcon (Bacchi della Lega)

Rondocc, Arcon (Liverani-Imola)

Codice EURING 07980

TOTALE elementi CTR
5
1,0 %
Nidificazione certa
2
0,4 %
Nidificazione probabile
0
0 %
Nidificazione eventuale
3
0,6 %

CARTA

IMMAGINE

Nel territorio della Provincia di Bologna la specie è migratrice e nidificante; nel periodo 1995-1999 è stata stimata una popolazione nidificante di 30-50 coppie.

Si differenzia dal più comune Rondone per le maggiori dimensioni e la colorazione bianca delle parti inferiori. La distribuzione in Italia è continua nell’arco alpino e in Sardegna, frammentata nel resto della penisola e in Sicilia (Boano 1993). In particolare nell’Appennino settentrionale è riportata la presenza di una piccola colonia nidificante nel Parmense (Ravasini 1995) mentre ci sono solo osservazioni sporadiche per il Modenese (Giannella e Rabacchi 1992 ) e per l’Appennino toscano (Arcamone e Roselli 1997) e non nidificazioni accertate.
Storicamente era ritenuto nidificante nell’Imolese ove “giungono a fine aprile, si stabiliscono sugli alti monti, nidificando sulle cime più scoscese e partono ai primi di agosto” (Tassinari in Zangheri 1938).
Dalla presente ricerca risulta nidificante e localizzato sulle prime pendici appenniniche a Sud di Bologna, in un’area compresa tra le valli del fiume Setta e del fiume Idice. Questa area corrisponde al Contrafforte pliocenico, caratterizzato da notevoli accumuli di sabbie e conglomerati che hanno formato imponenti pareti, in cui l’erosione ha scavato cavità che ospitano piccole colonie. Complessivamente sono state rilevate nel passato 8 colonie, tre delle quali ancora presenti mentre altre sembrano scomparse. La più importante che conta circa 15-20 coppie è insediata sul balzo del Rio Cavalli a Cà Merla (Monterenzio): la colonia è rimasta relativamente stabile quanto ad effettivi dagli anni’70 ad oggi. Altre due colonie sono presenti a Monte Adone e Monte Castellazzo, pareti comprese nello stesso elemento CTR: si tratta in realtà di poche coppie, complessivamente meno di 10. Un terzo nucleo, per il quale non si sono avute prove di nidificazione, è nei balzi sul Setta che sovrastano Vado. A poca distanza da questa parete è frequentata anche quella di monte Sole riportata nella carta come sito di nidificazione eventuale. Infine si sono avute osservazioni in prossimità del Balzo dei Rossi in riva destra del Reno a Pontecchio Marconi, dove in passato sono state osservate coppie nidificanti.
Altre piccole colonie, che contavano poche coppie ciascuna, sono state rilevate in anni precedenti a Sadurano e Monte San Morè (Pieve del Pino): nel periodo considerato dall’indagine in entrambe le località sembravano scomparse.
Nel periodo di indagine non è stato accertato nessun caso di nidificazione in condizioni sinantropiche, tendenza che viene riscontrata sempre con maggiore frequenza sia in città dell’arco prealpino occidentale sia dell’Appennino meridionale.
La specie è elencata nella Lista Rossa degli uccelli nidificanti in Emilia-Romagna, seppur fra quelle a basso rischio e a status indeterminato (Gustin et al.1997). La popolazione bolognese è situata fra quelle delle Apuane in Toscana e dell’Appennino marchigiano (Boano e Malacarne 1999). L’interesse biogeografico che essa riveste giustifica l’adozione di misure di conservazione, prima fra tutte l’attento monitoraggio per accertare la presenza di ulteriori colonie negli elementi CTR in cui la specie risulta nidificante eventuale.

Carlo Ciani

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