PICCHIO ROSSO MINORE Picoides minor (Linnaeus, 1758)

Pecch (Bacchi della Lega)

Codice EURING 08870

TOTALE elementi CTR
40
8,3 %
Nidificazione certa
1
0,2 %
Nidificazione probabile
27
5,6 %
Nidificazione eventuale
12
2,5 %

CARTA

IMMAGINE

Nel territorio della Provincia di Bologna la specie è sedentaria, nidificante, migratrice irregolare; nel periodo 1995-1999 è stata stimata, sulla base di censimenti in aree campione, una popolazione nidificante di 60-120 coppie.

E’ una specie elusiva, poco abbondante, scarsamente vocifera, legata a complessi forestali maturi di caducifoglie. Si nutre principalmente di invertebrati che raccoglie sulle chiome degli alberi piuttosto che sui tronchi come altri Picchi. Necessita per nidificare di essenze a legno tenero, o di tronchi morti in cui scava il nido.
Nell’Atlante degli Uccelli Nidificanti in Italia (Boano 1993) è riportato presente in meno del 20% dei quadranti in scala 1:50000; la distribuzione in Regione Emilia-Romagna sembra frammentata lungo la catena appenninica, con un nucleo di presenza più continuo nella parte emiliana occidentale. Una nota di Moltoni alla riedizione del Martorelli (1960) afferma che ‘nell’Emilia si rinviene più frequentemente che altrove ’. Sono riportate nell’ Atlante italiano anche alcune osservazioni in Pianura padana, confermate recentemente per il Ravennate (Ceccarelli e Milandri 2000).
Nel corso di questa indagine, in Provincia ha mostrato una distribuzione discontinua, in parte per l’indubbia difficoltà di rilevamento, che riguarda meno del 10% degli elementi CTR, prevalentemente compresi nell’area collinare e submontana. Il maggior numero di osservazioni è intorno ai 400-500 metri (mediana 425) con minimo tra 50–100 (S.Lazzaro e Val Quaderna) e massimo a 1000 m. s.l.m. a Ca’ Malagigi (alto Savena). Ciò riflette più che una predilezione per una determinata fascia altitudinale, la distribuzione della copertura boschiva pressoché assente in pianura. Questa specie, a causa dei pochi dati raccolti nella prima stagione di indagine, è stata successivamente cercata appositamente anche con tecniche di play-back, da cui si è ottenuto un 5% di risposte positive, 6 volte inferiore al Picchio rosso maggiore che veniva richiamato per confronto. Le tipologie forestali occupate sono risultate varie. E’ risultato assente dalle poche formazioni forestali della pianura, quali il Bosco del Traversante in comune di Argenta (RA) e il Bosco di S.Agostino (FE) entrambi indagati perché ricadenti negli elementi CTR di confine. E’ presente nei castagneti da frutto, sia in coltivazione che abbandonati con un’apparente predilezione per questi ultimi, probabilmente per l’ abbondanza di tronchi e rami morti adatti per nidificare. La metà delle osservazioni riguarda questa tipologia forestale che sembra essere la più importante per la conservazione della specie. Frequenta i boschi ripariali anche di piccola estensione a Salici e Pioppi lungo corsi d’acqua secondari. In certi casi è stato trovato all’interno di cedui invecchiati. E’ presente nei boschi di Pioppo tremulo, comuni nelle valli del Savena e del Reno, che colonizzano i castagneti abbandonati: un quarto delle osservazioni è riferito a queste formazioni forestali. In un caso, a Cà Malagigi, è stato trovato in una cerreta matura di limitata estensione all’interno di estese faggete, e in un secondo caso in una fustaia a prevalenza di Quercus nella valle del torrente Quaderna. Non frequenta invece le faggete, rappresentate nel bolognese quasi esclusivamente da cedui matricinati in coltivazione o in via di conversione artificiale o spontanea. Non è stato mai trovato neppure in rimboschimenti di conifere.
Il Picchio rosso minore in Provincia non è soggetto a fattori di minaccia definiti. Non è classificato SPEC (Tucker e Heath 1994) per quanto in certi paesi europei come la Gran Bretagna abbia subito un calo di oltre il 60% (Gregory et al. 2002). E’ inserito nella Lista rossa regionale (Gustin et al. 1997) come specie a status indeterminato. La sua conservazione dipende principalmente dall’ estensione del patrimonio forestale, come dimostra l’assenza dalla pianura bolognese per la copertura arborea eccessivamente ridotta e frammentata. Particolare importanza per la conservazione della specie paiono rivestire i castagneti da frutto, il cui eccessivo degrado o al contrario la rimessa in coltivazione con eliminazione delle piante monumentali scarsamente produttive può localmente limitarne la presenza.

Mario Bonora

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